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PERCHÉ DOBBIAMO ESSERE TUTTI FEMMINISTI?

18 aprile 2023

Riflessioni a seguito dell’analisi del discorso della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie... 

Che cosa ha raccontato la scrittrice nigeriana al suo pubblico?

Questo mese vogliamo condividere con i lettori alcune riflessioni fatte in classe a seguito della visione del TED Talk “We should all be feminists”, che vede come protagonista la scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, vincitrice nel 2005 del Commonwealth Writers' Prize per la categoria "First Best Book" con il romanzo L'ibisco viola e nel 2009 del premio internazionale Nonino per Metà di un sole giallo.  

Nell' introduzione al suo discorso, Chimamanda Ngozi Adichie afferma che lo scopo principale del suo intervento è quello di sfidare gli stereotipi legati al femminismo. Per farlo, la scrittrice parte dalla sua esperienza di ragazza nigeriana, per poi affrontare più in generale la condizione della donna in Africa.In particolare, comincia rievocando una discussione avuta con l’amico di infanzia Okoloma, che la chiamò "femminista" non certo per complimentarsi, ma piuttosto con la stessa intenzione con la quale possiamo accusare qualcuno di terrorismo. 

Anche in altre occasioni, la scrittrice ricorda di aver sentito pronunciare più volte la parola “femminista” con disprezzo, per esempio da un giornalista secondo il quale il termine avrebbe implicato soltanto una donna arrabbiata e amareggiata, perché troppa autonomia avrebbe portato le femministe a non trovare marito, rendendole quindi, “ovviamente”, infelici. Ricorda anche come da bambina in Nigeria sia stata privata dell'opportunità di essere la sorvegliante della sua classe (una sorta di capoclasse), semplicemente perché era una ragazza. Inoltre, osserva come, anche nella Nigeria contemporanea, diversi episodi mostrino ancora un maschilismo radicato: per esempio, tassisti e camerieri tendono a ignorarla e a dare per scontato che dipenda economicamente dai suoi accompagnatori maschi; oppure, quando una donna entra da sola in un albergo di lusso, il receptionist pone domande irritanti assumendo che la donna sia una prostituta (e non, tanto per formulare un’ipotesi per noi più naturale, una donna in carriera in viaggio per lavoro).

Oltre che attraverso racconti di vita vissuta, Chimamanda Ngozi Adichie discute l'ingiustizia delle aspettative che la società riserva nei confronti delle donne, allargando la prospettiva sia alla cultura africana che a quella più contemporanea mondiale. In generale, osserva che nel mondo gli nomini detengono ancora oggi la maggior parte delle posizioni di potere e afferma che, anche se con il tempo i nostri costumi si sono evoluti, le idee relative alla aspettative di genere non hanno visto un cambiamento positivo altrettanto rapido. Guardando prevalentemente alla cultura africana, la scrittrice nota come i ragazzi vengano cresciuti per essere forti, mentre le ragazze vengano educate con l’idea di dover compiacere i ragazzi e considerare il matrimonio come un obbiettivo centrale della loro esistenza.  Fin da piccole, le bambine africane sono educate ai lavori domestici e non devono avere né obbiettivi né traguardi troppo ambiziosi. 

Considerando quanto sia importante l’educazione per ottenere un cambiamento culturale, la scrittrice suggerisce che a ragazzi e ragazze vengano mostrate prospettive non tanto legate a stereotipi di genere, quanto alle loro capacità e alle loro potenzialità. Per esempio, se un giovane mostra ottime doti culinarie, queste andrebbero incoraggiate (e non castrate in quanto la cucina è un regno tradizionalmente associato alla sfera femminile). 

In sintesi, Chimamanda Ngozi Adichie sottolinea come diverse esperienze negative le siano capitate in quanto donna, perché le donne, si sa, sono state storicamente maggiormente oppresse rispetto ai propri contemporanei uomini.  

Nella conclusione del TED Talk, la scrittrice ritorna circolarmente all’episodio nel quale l’amico Okoloma la definisce “femminista”. Questa volta però, Adichie non è più la giovane ragazza nigeriana inesperta, ma una donna consapevole della suo storia e che sa qual è la vera definizione di “femminista”, ovvero una persona (non importa in quale genere si riconosca) che crede nell'uguaglianza dei sessi e che auspica un mutamento radicale della società e del rapporto uomo-donna attraverso l’abolizione dei ruoli tradizionalmente attribuiti alle donne. 

Che effetto ha avuto su di noi il discorso di Chimamanda Ngozi Adichie? 

Sentire certe cose ci ha fatto male: per esempio ci sembra impossibile che una donna africana ancora oggi non abbia il permesso di entrare in un bar da sola, ma abbia sempre bisogno di essere accompagnata da un uomo per essere considerata rispettabile dalla società. 

Siamo d’accordo con l'autrice quando afferma, fin dal titolo, che tutti dovremmo essere femministi, perché il rispetto di una donna deve essere esattamente il medesimo che viene riservato a un uomo, e quindi una mancanza di rispetto nei confronti di una donna è una mancanza di rispetto nei confronti di un essere umano. 

Ma anche in Europa il viaggio verso la completa parità tra uomo e donna non è ancora terminato. Guardando la situazione nel nostro Paese, ancora oggi ci sono donne che temono di rientrare a casa propria in piena notte perché non si sentono sicure. Ancora oggi sentiamo dire che, se una donna viene stuprata, è perché se l'è cercata a causa del suo abbigliamento o dei suoi atteggiamenti provocanti. Ancora oggi le donne, a parità di competenze, percepiscono stipendi di gran lunga inferiori e ricoprono ruoli meno prestigiosi rispetto ai loro colleghi uomini.  

Per fortune le donne non restano ferme a guardare: per esempio, guardando al campo della moda, la direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri, ha vestito Chiara Ferragni a Sanremo con abiti contenenti messaggi che invitano le donne a sentirsi libere dal “ricatto emotivo quotidiano”.  

Qualcuno di noi (anche se in minoranza) ha sostenuto che il femminismo sia una lotta che va combattuta soltanto dalle donne. Nonostante le opinioni discordanti però, tutti concordiamo sul fatto che l’obiettivo imprescindibile sia il raggiungimento dell'uguaglianza tra uomini e donne, in qualsiasi campo. E che anche gli uomini debbano liberarsi di alcuni stereotipi di genere, come quello legato alla presunta necessità di apparire sempre come il “sesso forte”, al quale è negata la possibilità di mostrare le proprie emozioni, soprattutto nei momenti più difficili. Ci sarebbe bisogno di normalizzare molte idee che tutt'oggi vengono considerate “anormali” o "deboli" da alcuni riguardo la nostra capacità di esprimere e affrontare le emozioni. Forse un giorno (speriamo non troppo lontano) il termine “femminista” verrà considerato dalla maggioranza più un pregio che un difetto.

A cura della classe 3^A TURISMO  


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