14 febbraio 2023
L’InternazionaleZaynab, una calciatrice in fuga dall’Afghanistan dei taliban1La storia è semplice quanto sconvolgente. Zaynab Mehrzad è l’ex portiera del Bastan, la squadra di calcio femminile di Herat, città dell’Afghanistan occidentale al confine con l’Iran. Con coraggio e determinazione, Zaynab e la sua squadra hanno sfidato per anni le minacce dei , ma da quando gli estremisti islamici sono tornati al potere dopo il ritiro delle truppe statunitensi nell’agosto del 2021, le vite quotidiane di queste giovani calciatrici sono state completamente stravolte. In un regime come quello afghano, che impone alle donne divieti estremamente rigidi (come il diritto allo studio, al lavoro, alla libera circolazione), le sportive sono giustamente terrorizzate alla sola idea di entrare nel mirino dei perciò hanno deciso di rivolgersi a una ONG di Firenze, che accetta di aiutarle attraverso un’operazione chiamata “Aquila omnia”: il programma prevede la possibilità di evacuare soggetti a rischio con voli militari in partenza da Kabul. Peccato che nel frattempo i annuncino che non è più permesso ai cittadini afghani di lasciare il paese e, per rendere il loro divieto inequivocabile, cominciano a mettere posti di blocco sulla strada che conduce all’aeroporto. Dopo più di 36 ore passate nell’edificio in attesa dell’imbarco, la sorella di Zaynab, Maryam, anche lei membro della squadra, riesce a partire per Roma insieme ad altre due compagne. Zaynab invece, la nostra protagonista, sceglie di tornare indietro: dopo la fuga della moglie e della figlia infatti, suo marito, potente membro del governo talebano, ha deciso di rivalersi sulla famiglia di lei, arrestando due suoi fratelli e facendoli picchiare. Con il cuore in gola quindi, le due sorelle Zaynab e Maryam si separano, con la speranza di incontrarsi nuovamente più avanti. Da questo momento la vita di Zaynab si trasforma in un vero e proprio inferno, in quanto subisce continue violenze fisiche e psicologiche da parte del marito, che la accusa di essere fuggita senza il suo permesso. Grazie a Pangea, un’ONG di Milano molto attiva in Afghanistan, Zaynab e i suoi familiari hanno infine la possibilità di ricevere protezione in una casa a Kabul. La fuga della famiglia di Zaynab assomiglia a un’angosciante , con momenti di estrema tensione per paura di essere intercettati dai Finalmente la giovane e la sua famiglia riescono a raggiungere prima Kabul e poi il vicino stato del Pakistan, dove possono finalmente chiedere un visto per l’Italia in modo da salvarsi e ricongiungersi a Maryam. Purtroppo però il finale di questa storia resta amaro: dopo sei mesi Zaynab è ancora a Islamabad, capitale del Pakistan, in attesa dei documenti che le consentano di partire per l’Europa. Vive nel terrore costante che l’ex marito la raggiunga e la costringa a tornare in Afghanistan. La sorella Maryam dall’Italia cerca di tenere alto il morale della sorella e spera in un lieto fine, ma sa che non è facile perché le procedure per i rifugiati afghani accolti dall’Italia procedono inspiegabilmente a rilento. Riteniamo che il lavoro sia stato molto interessante perché ci è servito a capire il punto di vista di una persona che scappa da un regime oppressivo che viola i diritti fondamentali di molti suoi cittadini, arrivando a temere per la sua stessa vita e per quella dei propri cari. Anche il metodo di lavoro è stato utile: in classe abbiamo letto l’articolo di giornale e, dividendoci i ruoli, dopo averne parlato tutti insieme, abbiamo progettato e realizzato un video nel quale ci siamo immedesimati nella protagonista della storia, Zaynab, e abbiamo cercato di dare vita alla sua storia. Comprendere come la sua incolumità venisse reiteratamente messa a rischio solo per il suo essere una donna istruita che praticava sport è stato molto d’aiuto per imparare a rivolgere uno sguardo empatico nei confronti di persone che si trovano in situazioni simili, dove i diritti umani sono costantemente messi a rischio e la deumanizzazione di minoranze è tristemente all’ordine del giorno. Classe 3^A TuristicoCorrettrice: prof.ssa Francesca Gambacorta