21 giugno 2016
La notte prima degli esami: un tempo di crescita che si ricorderà per sempre.
"Alla domanda se quegli esami servano ancora a qualcosa, cosa rispondiamo ?
Servono a crescere,
Servono a ricordare le nostre emozioni, le nostre paure e le nostre speranze tradite o realizzate."
È una diversa notte quella prima degli esami. Una notte, come canta Antonello Venditti di lacrime e preghiere. Nottata di ansia, in cui ci chiederemo se uscirà proprio la traccia che ci aspettavamo, se saremo in grado di riempire tutti i fogli che ci daranno, se la terza prova sarà alla nostra capacità e se i commissari esterni saranno proprio come ci hanno rivelato le ricerche sul social. È la circostanza in cui ci chiederemo come supereremo la prima vera sfida della nostra vita.
Eppure è la notte dell’attesa. Perché dopo gli esami nulla sarà come prima. Si dovrà viaggiare da soli, senza le pareti di una classe a proteggere e senza il sorriso amico del compagno di banco, con cui si sono condivise gioie, paure e confidenze sincere.
Il tempo avrà un altro sapore e forse più nessuna campanella susciterà in noi la gioia della piena libertà.
Avvertiremo che un ciclo, durato tredici anni, finisce, che uno nuovo e sconosciuto ci attende e che siamo solo all’inizio di tanti ostacoli da oltrepassare. Saremo presi dalla preoccupazione di una società in cui il lavoro non è più scontato, ma anche dalla gioia e dallo stimolo del futuro che ci aspetta.
Poco conta come la passeremo: tra i libri ricercando di fermare nella memoria tutti i dati possibili, con gli amici a cantare, da soli a pensare o con le famiglie a cercare sostegno. In ogni caso, per la prima volta, ci renderemo conto che il tempo scivola troppo veloce e ci criticheremo, probabilmente, di non avere studiato di più.
La notte prima degli esami però non è sola dei diciottenni che quest’anno il 22 giugno sosterranno la prova.
È la notte degli insegnanti che, dopo avere seguito gli studenti tanto a lungo da avere conosciuto le forze e le debolezze, si domanderanno se siano stati abbastanza bravi a prepararli non solo all’esame, ma anche agli studi futuri e al lavoro, e che guarderanno con affetto i loro ragazzi pronti a fronteggiare uno dei momenti più delicati della vita. Perché a diciotto anni si può essere quello che si vuole, a trent’anni molte scelte sono prese e a quarant’anni si comincia a vivere di guadagno per il lavoro intrapreso.
È la notte dei genitori che, con un mescolato vanto e preoccupazione, si meraviglieranno di come sia possibile che i loro piccoli siano già diventati adulti.
E per tutti coloro, che gli esami li hanno fatti, è la notte dei ricordi.
Ecco perché a chi oggi si domanda se quegli esami servano ancora a qualcosa, rispondiamo che sì. Servono ai giovani per crescere. Servono a tutti noi per ricordare le nostre emozioni, le nostre paure e le nostre attese tradite o realizzate.