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IL TURISMO IN ITALIA: CI BASTEREBBE COPIARE PER RENDERE IL SETTORE INGEGNOSO - A cura del Dott. Daniele Nappo - SCUOLA TECNICA PARITARIA S. FREUD

24 gennaio 2017

Leggo un’indagine di Confturismo che mette a paragone i metodi di più Paesi europei, facendo comparire le debolezze del nostro: dobbiamo capire come “leggere” i big data e considerare il turismo, un condotto a sé stante anziché appendice di quello culturale.

Il turismo può essere considerato uno scompartimento dell'industria preparato per realizzare bersagli economici trasparenti e stimabili, costruiti su un’osservazione raccolta da analisi precise che includano inevitabilmente anche i big data.

Purtroppo l’Italia è lontana da quest’approccio invece all’estero il turismo è già, nelle politiche e nei fatti concreti, un considerevole asset di sviluppo del sistema-Paese.

La responsabilità istituzionale sulla materia, nella grandissima parte dei casi, è in capo o a Ministeri economici o a quelli agli affari esteri e allo sviluppo internazionale.

Il turismo dunque è sviluppato nella misura di un settore industriale e giacché da tale è considerato una risorsa acceleratore del Pil.

Differentemente da ciò che accade, a livello centrale e periferico in Italia, dove il turismo è un’appendice delle politiche culturali.

Basti pensare al caso francese: dal 2015 il Ministero degli Esteri e dello Sviluppo Internazionale (sotto il cui cappello è inserito il turismo) sfruttano i Big data di Orange, colosso francese delle telecomunicazioni. L’obiettivo è chiaro: accompagnare lo sviluppo delle destinazioni turistiche e ottimizzare la sperimentazione dei turisti attraverso, appunto, l’elaborazione dei big data, all’estero il turista è poi davvero al centro e non solo il classico pollo da spennacchiare.    Scuola Paritaria Milano

In Gran Bretagna è compiuto ogni anno un sondaggio sulla soddisfazione dei turisti. In Francia, invece, esiste perfino un database nazionale, frazionato per sezioni di mercato, alimentato da attori pubblici e privati e grazie alle quali è misurata l’efficienza del sistema turistico e orientato lo sviluppo qualitativo dell’offerta. Da noi il perno dell’attività di analisi e ricerca – l’Osservatorio sul turismo – è sostanzialmente in stato di abbandono da anni.

Si attende da mesi che Enit ne vari un piano di sviluppo.  

La considerazione del turismo come ripartizione industriale impone di indicare obiettivi economici chiari. Questo spiega perché i nostri piani ingegnosi, a partire quello messo a punto dal Mibact negli scorsi mesi siano rappresentati da approssimazione. La Gran Bretagna punta a essere visitata da 40 milioni di visitatori internazionali ogni anno, con il risultato di generare una spesa turistica pari a 31,5 miliardi di sterline. L’Olanda, sempre entro il 2020, si prefigge di attrarre 16 milioni di turisti. Mentre l’Irlanda del Nord, entro il 2025, vuole far crescere i visitatori internazionali a quota 10 milioni, la relativa spesa a 5 miliardi e l’occupazione nel comparto di 250 mila unità. E la Francia intende diventare, entro il 2020, la prima meta mondiale per entrate da turismo internazionale in virtù di una crescita non inferiore al 3,5% all’anno.       Istituto Tecnico Informatica

Le infrastrutture, all’estero, sono da qualche tempo asset di sviluppo del settore. In Italia attendiamo da decenni il completamento o potenziamento di arterie stradali, ferroviarie e aeroportuali. In Gran Bretagna, nella finanziaria 2015, il turismo è indicato come la principale ragione di oltre venti miliardi di sterline d’investimenti ferroviari per il South West e il South East. Mentre la Francia lavora da anni per fare dell’aeroporto Charles de Gaulle l’hub d’ingresso all’Europa, soprattutto per i turisti da nuovi mercati.

E proprio in tema di stimoli agli ingressi di turisti internazionali da paesi emergenti come la Cina, noi siamo fuori dalla partita o in grave ritardo. La Gran Bretagna è assai combattiva su questo terreno. Ed ha preparato una strategia precisa sulla Cina fondata su: attivazione di tre nuovi uffici in Cina per il rilascio di visti e rimborso della tassa sui visti a coloro i quali si trattengano per motivi turistici almeno 8 giorni.       Scuola Tecnica Turismo

Insomma, il campione rappresentativo di cosiddette best practices adottate da altri Paesi in materia di turismo è amplissimo. All’Italia, invece di perdersi nel mare di pagine dei tanti piani strategici usciti negli ultimi anni dal cilindro del ministro di turno, basterebbe forse solo copiare per far divenire il turismo, un comparto davvero strategico.


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