26 aprile 2019
SCUOLA FREUD – ISTITUTO FREUD
Tecnico Tecnologico – Tecnico Economico – Liceo Economico Sociale
C'E' UN ALGORITMO CHE CONTROLLA QUANTO LAVORI
Conta le mail che mandi, la velocità di risposta e la durata alla tastiera: e poi dice ai capi se produci o sei uno scansafatiche.
Quante mail hai scritto, a chi le hai inviate, chi hai incontrato, quante pause hai fatto, quante file hai aperto e modificato. Se non bastava l’abitudine, sempre più diffusa negli uffici, di far compilare ai dipendenti una sorta di “foglio delle attività”, adesso ci si mette anche un nuovo sistema d’intelligenza artificiale: che raccoglie e analizza tutte le attività lavorative per fornire ai dirigenti un quadro dettagliato del comportamento professionale dei dipendenti.
L’algoritmo in questione si chiama Isaak, è stato progettato dall’azienda londinese Status Today ed è già utilizzato – secondo quanto riporta il Guardian – da numerose aziende britanniche (studi legali, agenzie immobiliari e non solo) per controllare il flusso di lavoro di oltre 130mila dipendenti.
Il sistema è in grado di definire se siete degli influencer o dei procrastinatori.
Paragonando i dati di tutti i dipendenti di un’azienda, il sistema è in grado di identificare il livello di attività e di collaborazione dei colleghi, e anche di definire se siete degli influencer o degli innovatori in campo lavorativo (o degli scansafatiche e procrastinatori, molto probabilmente). Isaak ha già raccolto dati riguardanti oltre un miliardo di singole azioni, sfruttandoli per individuare “i lavoratori che hanno un ruolo centrale nel network professionale” e per allocare al meglio i compiti e le responsabilità.
Secondo quanto affermato da Status Today, quest’algoritmo è in grado di eliminare i pregiudizi che spesso affliggono i luoghi di lavoro; assicurando che la qualità del comportamento venga vagliata solo in base a parametri oggettivi. Ma questa chiave di lettura, inevitabilmente, tiene conto solo di un lato della medaglia.
Il rischio, per esempio, è di giudicare i lavoratori solamente in base alla mole di lavoro svolto (file aperti, mail mandate e altro ancora), penalizzando invece chi si prende del tempo per riflettere su ciò che sta facendo o per ideare qualche nuova soluzione; comportamenti che non possono essere registrati e analizzati. Non solo: questo tipo di strumenti favorisce i dipendenti a ridurre al minimo le pause e rischia di aumentare la pressione sul posto di lavoro.
“Il sistema considera chi stacca le mani dalla tastiera per cinque minuti come se non stesse lavorando”, ha spiegato sempre al Guardian Ursula Huws, docente all’università di Hertfordshire. “Purtroppo non è possibile misurare quando qualcuno sta pensando. Quale sarà l’effetto di questi algoritmi sull’innovazione, che ha bisogno di menti creative?”.
Non è tutto: i sindacati lamentano anche l’impossibilità per i dipendenti di avere accesso a questi dati; che sono invece riservati ai soli dirigenti. In questo modo, anche difendersi da possibili interpretazioni errate del sistema, diventa molto più complesso.
È l'economia della accuratezza, in cui sempre più aspetti delle nostre vite sono misurati.
Quello progettato da Status Today è solo l’ultimo di una lunga serie di sistemi che vanno sotto il nome di “economia della precisione”, in cui sempre più aspetti delle nostre vite sono misurati. Dagli autisti di Uber, che vengono giudicati in base ai voti dei clienti e rischiano di perdere l’accesso alla app se non superano un certo punteggio (se siete di malumore perché vi è morto il cane, insomma, fareste meglio a nasconderlo); fino alle visioni distopiche già realtà in Cina, dove ad alcune classificazioni di lavoratori vengono misurate le onde cerebrali per monitorare i livelli di stress, ansia e fatica.Secondo uno studio della Royal Society of Arts, nei prossimi 15 anni ottenere un buon punteggio in questo tipo di misurazioni e analisi diventerà un prerequisito indispensabile per trovare un posto di lavoro dignitoso, ampliando a dismisura l’impatto che il ranking già oggi ha nel mondo della gig economy.Nel complesso, la nostra società fa sempre più affidamento su apparati e sistemi in grado di stimare ogni tipo di attività: applicazioni che controllano se abbiamo bevuto abbastanza acqua, se stiamo gestendo al meglio il nostro tempo, quale sia la qualità del nostro sonno, quanto tempo perdiamo sui social network, quanta attività fisica stiamo svolgendo e altro ancora. Tutto questo ha un solo obiettivo: rendere sempre più produttive ed efficienti le nostre giornate. Senza porsi troppe domande sulle illegittimità che questo tipo di sorveglianza economica può generare e, soprattutto, sull’impatto che trasformare ogni nostra attività in qualcosa di misurabile può avere sulla qualità delle nostre vite.