2 novembre 2015
In data venerdì 30 ottobre 2015 tutti gli studenti delle classi quinte degli Indirizzi Tecnico Tecnologico Informatico e Tecnico Economico Turismo hanno partecipato all'evento "Sulle Regole. Voci del verbo Furbare" tenuto dall'ex magistrato Gherardo Colombo presso presso il Teatro Studio Melato di Via Rivoli 6 Milano.
Gli studenti dell'Istituto S. Freud hanno avuto il privilegio di assistere alla diretta dell'incontro che è stata proiettata in via satellitare in contemporanea in 120 cinema in tutta Italia. I nostri ragazzi hanno così avuto l'onore di interagire direttamente con il Magistrato, partecipando in modo attivo al dibattito.
Quattro studenti del Turismo hanno inoltre costituito una mini redazione giornalistica, leggendo le domande provenienti dagli studenti ospiti dei vari cinema in Italia e pervenute tramite i social network.
Per tutti i ragazzi è stata un'esperienza altamente formativa, emozionante e toccante.
PERCHÉ PARTECIPARE AD UN EVENTO DEDICATO ALLA CULTURA DELLA FURBIZIA?
Il modo di pensare che orienta le nostre scelte trae origine da convinzioni profonde delle quali non siamo sempre consapevoli. Convinzioni che corrispondono alla visione che abbiamo di noi stessi e che influenzano la relazione con le istituzioni, le persone e l'ambiente.
L'approccio individuale, esteso a livello sociale, manifesta aspetti culturali che tendono a diventare emblematici di un paese, radicandosi anche tra le nuove generazioni. Uno tra questi è il riconoscimento della furbizia come fattore distintivo della capacità di stare al mondo. La furbizia come strumento per misurarsi tra persone e relazionarsi alle autorità, badando poco o nulla agli effetti, diretti e indiretti, del nostro agire sulla vita altrui. E qual è la differenza tra il "furbare" privato e quello pubblico? Spesso è solo di ordine quantitativo, dipendente cioè dalla diversa capacità di influenza e disponibilità di potere.
Nasce perciò l'esigenza di stimolare i ragazzi a riflettere sulla opportunità di sviluppare un atteggiamento aperto e obiettivo, di critica, ma anche di autocritica, che permetta cioè di individuare nella propria dimensione privata, le radici di quei modi di pensare e di fare che si manifestano, in ambito pubblico, come sistemi di prevaricazione e corruzione a danno della collettività.