17 novembre 2023
Il Dottor Daniele Nappo, Rappresentante Legale e Fondatore della Scuola Paritaria S. Freud, pone al centro dell'attenzione le strategie che i docenti devono attuare per coinvolgere e interessare lo studente nativo digitale.
Per la scuola del terzo millennio la vera sfida è trovare strategie per coinvolgere, interessare e incuriosire lo studente nativo digitale; tutto questo non può non essere affidato come argomento di programmazione didattica al nuovo docente: l’insegnante oltre ad essere empatico dev’essere un motivatore, cioè in grado di non annoiare gli studenti in classe. La scuola contemporanea si deve basare non più solo e soltanto sullo sviluppo delle competenze, ma sul rafforzamento di soft skill (capacità relazionali e comportamentali, che caratterizzano il modo in cui ci si pone nei contesti), come suggeriscono anche esperti di formazione e di pedagogia. Il metodo tipico tradizionale, per lo più nozionistico-trasmissivo, non conquista le nuove generazioni che appunto si stufano: si fa sempre più strada la tecnologia e l’uso di social e videogiochi per appassionare i giovani. Certamente nello studio le motivazioni ad imparare sono significative, questo il docente lo sa e lo deve tenere bene a mente quando svolge la sua lezione perché sono un reale bisogno formativo. Bisogna istituire una vera pratica di didattica per motivare gli studenti ad apprendere. La gestione della classe è fondamentale per costruire un clima di studio efficace, cosi come gestire le dinamiche relazionali per evitare che si scatenino fenomeni di violenza come bullismo e discriminazioni. La motivazione è fondamentale, è il perno di un’azione, di un processo che sviluppa, un inizio e una guida per supportare un comportamento diretto allo scopo. L’obbiettivo è imparare in classe. L’insegnante di oggi dev’essere in grado di trovare strategie per coinvolgere ed interessare, oltre che incuriosire, lo studente nativo digitale; forse per qualcuno non sarà facile, ma se si capiscono i meccanismi che affascinano e appassionano gli allievi ci si ritrova con in mano un motore propulsivo dell’apprendimento incuriosito e divertito. E’ normale che il docente dev’essere in prima persona un vero motivatore, una persona che infonde curiosità, desiderio, piacere lui stesso nell’imparare: solo allora riuscirà a relazionare brillantemente con il suo discente, distribuendo gratificazione e ricompense. La scuola, in questa prospettiva, dev’essere trasformata per renderla più motivante, accogliente e inclusiva: è altamente significativo il continuo sentire e leggere del disagio manifestato dai ragazzi. Ho sempre pensato che un bravo insegnante dev’essere, principalmente un valido promotore di entusiasmo, un trascinatore morale, una specie di trainer psichico degli allievi poiché deve guidarli, deve suscitare in loro interessi, deve esaltare in modo costante sul versante psicologico-emotivo. Un po’ come il trainer di una squadra, una figura che non deve esclusivamente predisporre in maniera opportuna i propri giocatori sotto il profilo atletico e fisico o tecnico-tattico, bensì deve essere capace di esaltarli e motivarli psicologicamente in qualsiasi circostanza specie nei momenti di più grande difficoltà o di crolli, suscitando la giusta dose di incoraggiamenti mentali per fronteggiare con una condotta valida e rafforzata la complicata verifica di un’interrogazione o di un compito in classe. Il docente deve ‘addestrare’ i propri studenti ad avere un buon livello di autostima oltre che di fiducia personale, perché siano preparati a livello inconscio a vincere gli inconvenienti quotidiani e le fatiche della scuola, per convincerceli ad arrischiarsi con profitto e continuità nello studio. Questo è la gratificazione di un mestiere, non di certo i compiti burocratici.