11 novembre 2022
Con questo articolo il Dr. Daniele Nappo propone una riflessione in merito alla modifica del nome del Ministero della Pubblica Istruzione in Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Nessuna giornata in cui si è imparato qualcosa è andata persa: David Eddings.
È una sorpresa il nuovo nome dato al Ministero dell’istruzione, con l’aggiunta "e del Merito": si cambia ancora.
Fino al 2001 si chiamava Ministero della Pubblica Istruzione, poi, Ministero dell’Istruzione e oggi si modifica di nuovo.
Cosa sottintende merito? È proprio necessario giocare con le parole? Negli anni si è fatta anche la divisione tra Il Ministero dell’Università e Istruzione e poi la sua ricostituzione nel 2008, per poi operare una nuova divisione nel 2020.
Quello che piace è la parola "merito" che ci si augura sottintenda "meritevoli" riferito ai docenti sperando che sia ridare alla scuola lo spazio e l’attenzione che dovrebbe avere. La scuola ha bisogno di avere insegnanti di qualità: si deve accedere alla cattedra per valore, non per anzianità o concorsi o peggio per chiamata senza neanche i titoli abilitanti. La scuola deve adeguarsi a un sapere tecnico e tecnologico, non più solo concettuale. È necessario guardare al futuro con nuove competenze sia specifiche all’insegnamento della disciplina, che comportamentali nella gestione del gruppo classe e dei bisogni educativi oltre che della capacità di saper cogliere l’unicità di ogni allievo come una risorsa con cui costruire un confronto. Sono fondamentali persone di riferimento, personale esperto, di attinenza al digitale, di project management.
Il merito dev’essere vissuto sia dal docente, che dallo studente.
La scuola deve ritornare ad essere quell’ambito fondamentale di crescita della persona, perché la società metta i giovani nelle condizioni di dover essere preparati e predisposti ai repentini cambiamenti. Oggi è rilevante impegnarsi in un percorso di studi e di formazione che è un valore aggiunto a quello personale; i ragazzi d’oggi sono curiosi e sanno approfondire i temi che li interessano: tanto possono costruirsi il futuro giorno dopo giorno in modo dinamico, così potranno raccogliere i giusti frutti dell’impegno.
Le scuole cambieranno la carta intestata: si spera che la parola merito non venga interpretata e intesa da scuola a scuola in modo diverso. Non si devono ingenerare equivoci: va ben definito e non va dimenticato che la scuola è la casa di tutti ed ognuno, perché in questo ambiente possano emergere la parte migliore di ogni studente. La scuola è la prima agenzia educativa dopo la famiglia: è da qui che si deve aprire e vedere il futuro della vita, perché i ragazzi di oggi sono talentuosi, hanno attitudini e sensibilità anche se ovviamente in modo diverso tra loro.
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