12 novembre 2021
In data 12 Novembre 2021 il quotidiano nazionale “Il giorno” pubblica nell’editoriale “Piazza Lombardia, le sfide oltre il Covid” il consueto articolo del dott. Daniele Nappo, rappresentante legale della Scuola Paritaria S. Freud.
L’autore, che ha una lunga esperienza sia come sociologo sia come pedagogo, sottolinea come la didattica frontale sia ormai desueta, noiosa e priva di risultati significativi. Al contrario, bisogna favorire l’apprendimento dato dall’interazione sociale tra studenti. Molte ricerche infatti dimostrano come gli alunni apprendano più facilmente se stimolati attivamente ed emotivamente. Essenziale è l’azione del docente, che deve essere in grado di creare un’azione individualizzata: saper motivare e interessare i propri alunni è fondamentale per ottenere dei buoni risultati.
LEZIONI IN CLASSE E AZIONE INDIVIDUALIZZATA
“Superare il limite tra le ore di lezione a scuola, quelle di studio a casa, la vita reale e quella digitale. È questa – nella mia lunga esperienza di sociologo e pedagogo – un tema oggi di vera attualità anche perché i nuovi studenti appartengono alla generazione di nativi digitali. Molte ricerche dimostrano che gli adolescenti apprendono di più dall’esperienza in classe. La didattica in molte scuole è invece ancora di tipo frontale: si pensa che sia un metodo efficace, magari facendo leggere allo studente con a seguire il commento del docente. Questo didattica non ha più senso, non dà risultati e infine annoia. Il miglior apprendimento, al contrario, è sicuramente fatto in gruppo: è l’interazione sociale, un sistema davvero per imparare. Una classe coinvolta nella lezione attiva elementi emotivi e motivazionali che certamente favoriscono le capacità cognitive. La didattica digitale risolve sicuramente i problemi di demotivazione, di mancanza d’interesse e di rendimento e aumenta significativamente la capacità di attenzione.
Quello che si propone non è un metodo delimitato, anzi richiede metodologia e competenza del docente: l’utilizzo di abilità che consentano di adattarsi alle singole caratteristiche di ogni ragazza e ragazzo. L’azione individualizzata è centrale: è lì che lo studente assimila e non è passivo. Un’azione che oltre ad essere motivazionale è verificabile nell’atto di imparare. Non vi è dubbio che i risultati siano migliori e lo stimolare lo studente è l’atteggiamento metodologico vincente. Spesso sono proprio gli insegnanti a lamentarsi che non sono ascoltati mentre fanno lezione. La risposta è sapere interessare e motivare cambiando la prospettiva. In poche parole per ottenere il risultato bisogna organizzare lezioni attive. L’obiettivo è l’azione: incontri, esperienze, laboratori, ricerche, raffronti, sono alla base di questa preparazione didattica, e nel gruppo si arricchisce il percorso esperienziale. Non meno importante è la fase della rielaborazione attiva delle esercitazioni, l’operatività, la circostanza di riutilizzare in contesti e momenti diversi quello che si è appreso e che garantisce l’aver imparato. In questa logica innovativa, il sistema didattico si svolge in una dinamica che sostiene il superamento della dipendenza per lasciare spazio alla prospettiva dell’autonomia, così da non rimanere radicato alla sola ripetizione mnemonica. Questo è un passaggio strategico. La scuola è una collettività che deve avere obbiettivi condivisi. L’educazione e il rispetto, unito al senso del dovere non possono certamente essere parcellizzarti o compartimenti stagni.”