11 febbraio 2022
In data Venerdì 11 Febbraio 2022 il dott. Daniele Nappo, rappresentante legale della Scuola Paritaria S. Freud, sul quotidiano nazionale “Il Giorno” nella rubrica “Piazza Lombardia” espone le proprie riflessioni sulle difficoltà del mestiere del docente di oggi.
I ragazzi, allo stato attuale, faticano a trovare dei punti fermi, il che è probabilmente dovuto al fatto di trovarci nella società del “tutto e subito senza sacrificio”. In questo frangente, diventa di fondamentale importanza il ruolo del docente-educatore, che deve avere mediazione, capacità empatiche, elasticità intellettiva. Ogni alunno ha in sé una propria unicità, che il sistema scolastico deve imparare ad esaltare.
“Oggi viviamo in una società dove si fatica a trovare dei punti fermi, il nostro Paese non offre ai ragazzi nessuna certezza sul loro futuro e tantomeno piani e visioni al lungo termine. Una volta, non sembri facile retorica, esisteva l’impegno, il dovere, il sacrificio. Questi principi, nella nostra realtà, sono quasi svaniti. Gli studenti non li capiscono più perché purtroppo abituati a non conoscere lo sforzo e la dedizione. All’opposto, non sempre ma in molti casi, hanno tutto e subito e cercano la via più facile per arrivare al successo.
I pedagogisti da anni assistono a varie dissertazioni su “essere” educatore, sul “sapere” dell’educatore, su come “fare” l’educatore. In una società liquida, per dirla con il sociologo polacco Zygmunt Bauman, educare e dare questo compito anche alla scuola non è per niente facile. Il ruolo dell’educatore-docente non è per nulla semplice anche perché è richiesto, in continuazione, un costante aggiornamento. Essere docente educatore oggi significa avere capacità empatiche e di mediazione delle relazioni, utilizzare e collaborare a progetti educativi didattici, imporre un’elasticità intellettiva completamente diversa da qualche anno addietro. Il docente non ha più un ruolo passivo, anzi vive la realtà in inquietudini persistenti perché consapevole del valore dell’educazione che deve essere appresa in classe. E purtroppo questo suo impegno non sempre è riconosciuto ed i meriti spesso non sono ammessi e compresi. La scuola contemporanea non può più permettersi di navigare a vista: deve progettare e pianificare ogni cosa, deve costruire il futuro degli studenti evitando le incertezze e i risultati negativi. L’insegnante così rappresentato diventa un fautore d’idee per la realizzazione dei processi di apprendimento e di obiettivi scolastici anche con le ragazze e i ragazzi più fragili. Deve comporre e realizzare soluzioni individualizzate, talvolta andando incontro a veri ostacoli. Ogni giovane è unico e importante, con un passato e un vissuto diverso e nessuno deve essere lasciato da solo (...) Imparare a scontrarsi con la realtà pone i ragazzi nella condizione di maturare, di crescere, di diventare protagonisti di sé stessi. Altrimenti avremo in futuro solo persone futili, leggere, inconsistenti, incapaci di capire il mondo che li circonda. Il docente sa che non lavora con numeri di un registro ma con persone, sa che deve costruire un ponte per cercare di valicare la difficoltà, che non può avere un atteggiamento superficiale. È un lavoro di volontà ma anche di sentimento. L’insegnante dei nostri giorni si deve configurare come un pedagogista riflessivo di situazioni e ambiti, che cerca in continuazione nuovi modelli operativi.”