20 agosto 2021
In data 20 Agosto 2021, il quotidiano “il Giorno” ha pubblicato il nuovo articolo del Dott. Daniele Nappo, Rappresentante Legale della Scuola Paritaria S. Freud, nell’ambito della rubrica “Pianeta Scuola, Piazza Lombardia – Oltre il Covid”.
Il Dott. Nappo esprime le proprie considerazioni circa gli esiti delle prove INVALSI su scala nazionale.
Ad aver avuto maggiori problemi negli apprendimenti sono stati gli alunni delle scuole medie e superiori che, ricordiamo, anche nell’ultimo anno scolastico sono dovuti stare più spesso a casa rispetto gli alunni della primaria, per via delle chiusure causate dalla pandemia.
IL TEST INVALSI: STRUMENTO UTILE MA VA RIFORMATO
La pandemia ha causato non pochi problemi alla scuola italiana, soprattutto per quegli alunni che, per via dell’estate chiusure dovute al Covid 19, hanno dovuto affrontare lunghi periodi di DaD. A offrire una fotografia di come sta reagendo il sistema scolastico italiano a due anni di pandemia è l’Invalsi che ha presentato proprio oggi il Rapporto Nazionale Invalsi 2021 presso la Sala Convegni del CNR a Roma. Ricordiamo che le prove Invalsi 2021 si sono svolte a conclusione di un anno scolastico molto particolare profondamente influenzato dalla persistenza del COVID-19.
Si tratta delle prime prove standardizzate rivolte a tutti gli studenti dopo lo scoppio della pandemia che ha comportato la sospensione delle rilevazioni nel 2020.
Rappresentano la prima misurazione su larga scala degli effetti sugli apprendimenti di base conseguiti (Italiano, Matematica e Inglese), dopo lunghi periodi di interruzione delle lezioni in presenza a causa dell’elevato numero dei contagi. Il quadro che emerge dagli esiti delle prove Invalsi 2021 evidenzia numerose problematicità per la scuola italiana, e tuttavia si rilevano anche alcuni aspetti positivi.
Prove Invalsi 2021: la scuola primaria riesce ad affrontare la pandemia
Il confronto degli esiti della scuola primaria del 2019 e del 2021 restituisce un quadro sostanzialmente stabile. La scuola primaria è riuscita ad affrontare le difficoltà della pandemia garantendo risultati pressoché uguali a quelli riscontrati nel 2019. I risultati delle prove Invalsi 2021 sono molto simili in tutte le regioni del Paese. Ciò nonostante, emergono alcune indicazioni che lasciano intravedere aspetti che nel ciclo secondario contribuiscono a determinare esiti diversi sul territorio nazionale e tra le scuole. Già a partire dal ciclo primario, in Italiano, in Inglese e ancora di più in Matematica si riscontra una differenza dei risultati tra scuole e tra classi nelle regioni meridionali. Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi.
Prove Invalsi 2021: maggiori difficoltà nella scuola secondaria
Ad aver avuto maggiori problemi negli apprendimenti sono stati però gli alunni delle scuole medie e superiori che, ricordiamo, anche nell’ultimo anno scolastico sono dovuti stare più spesso a casa rispetto gli alunni della primaria, per via delle chiusure causate dalla pandemia.
E probabilmente il lungo periodo di DaD ha prodotto i suoi effetti. Infatti, sia nella scuola secondaria di primo che si secondo grado, rispetto al 2019, i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, mentre quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili.
In entrambi i cicli in tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli.
Inoltre, tra questi ultimi diminuisce di più la quota di studenti con risultati più elevati. Si riduce quindi l’effetto perequativo della scuola sugli studenti che ottengono risultati buoni o molto buoni, nonostante provengano da un ambiente non favorevole (i cosiddetti resilienti)
Invalsi 2021: la pandemia aggrava il problema della dispersione scolastica
La pandemia sembra avere accentuato anche il problema della dispersione scolastica, soprattutto nelle sue componenti più difficili da individuare e quantificare.
Secondo i dati Invalsi 2021, la disponibilità di dati censuari sugli apprendimenti, confrontabili su base nazionale, permette di individuare quegli studenti che, pur non essendo dispersi in senso formale, escono però dalla scuola senza le competenze fondamentali, quindi a forte rischio di avere prospettive di inserimento nella società non molto diverse da quelle degli studenti che non hanno terminato la scuola secondaria di secondo grado. Tale forma di dispersione scolastica è stata definita dispersione scolastica implicita o nascosta.
Nel 2019, stando ai dati presentati dal Rapporto Invalsi 2021, la dispersione scolastica implicita si attestava al 7%, vale a dire che il 7% degli studenti delle scuole italiane nel 2019 ha conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, ma con competenze di base attese al massimo al termine del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, quando non addirittura alla fine del primo ciclo d’istruzione.
Purtroppo la pandemia ha aggravato questo fenomeno e la percentuale della dispersione scolastica implicita ha raggiunto il 9,5% e in alcune ragioni del Mezzogiorno essa ha superato ampiamente valori a due cifre (Calabria 22,4%, Campania 20,1%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,2%, Sardegna 15,2%, Basilicata 10,8%, Abruzzo 10,2%), fenomeno particolarmente preoccupante poiché nelle stesse regioni anche il numero di dispersi espliciti (coloro che hanno abbandonato la scuola prima del diploma) è considerevolmente più alto della media nazionale.
Dott. Daniele Nappo
Rappresentante Legale Scuola Paritaria S. Freud