23 luglio 2021
E’ del 23 luglio 2021 la nuova pubblicazione della rubrica tenuta dal Dott. Nappo sul quotidiano “ Il Giorno”.
Nel consueto appuntamento del venerdì, il Rappresentante Legale dell’Istituto Paritario S. Freud esprime le proprie considerazioni sull’annoso tema “La Scuola in vacanza: compiti o no? Il dibattito è senza fine”.
Secondo il Dott. Nappo, l’attività dei compiti dovrebbe essere piacevole, stimolare curiosità. Diversamente diventa un inutile impegno: gli alunni copiano i compiti e gli insegnanti neanche li correggono.
“La Scuola in vacanza: compiti o no? Il dibattito è senza fine”
È uno tra gli argomenti più dibattuti di sempre, un classico tormentone estivo: i compiti delle vacanze. Sono davvero indispensabili? Contribuiscono alla cultura degli studenti, ne migliorano la preparazione e ne allenano le giovani menti? Oppure servono solamente a rovinare l’estate?
L’insegnante spesso pensa che assegnare i compiti per le vacanze sia dare continuità didattica per un intervallo (tre mesi) che altrimenti rischia di far perdere le competenze acquisite, magari con tanto sforzo. Indubbiamente i carichi di studio andrebbero pensati in chiave moderna e non più con le metodologie classiche che poco piacciono agli studenti.
Chi è a favore, spesso immagina la scuola come una impresa: un’azienda che non può interrompere la sua attività per un periodo così lungo perché rischierebbe di diminuire i “profitti” in modo importante. Allo stesso tempo, la scuola non può lasciare un vuoto didattico per tre interi mesi, ma deve creare un collegamento che colleghi la fine delle lezioni con l’inizio del nuovo anno attraverso un sistema di studio leggero, equilibrato e possibile anche senza l’ausilio dei docenti (...)
Le ragazze e i ragazzi durante le vacanze vogliono sentirsi liberi di dedicarsi al tempo libero, ai loro hobby, al riposo. Gli impegni dovrebbero essere pensati per stimolare delle curiosità, soprattutto per porre lo studente di fronte a nuove curiosità; diversamente il rischio è quello che diventino noiosi e siano un obbligo imposto dalla scuola. I genitori poi rischiano di diventare dei ‘controllori’. L’imposizione è certamente deleteria e dannosa; al contrario l’attività dei compiti dovrebbe essere piacevole. La questione non è certamente da sottovalutare.Tra la ‘corrente dei contrari’ si sostiene la tesi dell’inutilità dei compiti poiché non è vantaggioso svolgere macchinalmente degli esercizi che spesso si copiano e che la maggior parte delle volte non sono nemmeno corretti dagli insegnanti che li assegnano.
Bisogna anche ricordare che gli studenti italiani sono i più sovraccaricati di compiti delle vacanze. Negli Stati Uniti, ad esempio, i compiti sono consegnati in modo corrispondente all’età. A questo si aggiunga che nonostante i tanti compiti, in misura a volte tripla rispetto ad altri Paesi europei, gli studenti italiani presentano a volte tassi di analfabetismo funzionale a livelli incredibili in un Paese civile. Sono dati innegabili. Come il fatto che le migliori scuole del mondo non diano compiti a casa. Insomma il dibattito è aperto e non ha ancora trovato un punto di incontro consolidato.
Dott. Daniele Nappo
Rappresentante Legale Scuola Paritaria S. Freud