16 settembre 2022
L’altra faccia di una società super connessa sono il distacco e la solitudine. La virtualità è divenuta una dimensione reale in cui tutto è possibile, un mondo che corre e si distrugge rapidamente senza lasciare nessuna traccia emotiva.
Si può usare, per definire il fenomeno, il termine hikikomori, inventato dallo psichiatra giapponese Saito Tamaki negli anni '80, che significa letteralmente stare in disparte e isolarsi; questa situazione è vissuta da molti ragazzi che manifestano un ritiro sociale e la negazione di contatti.
Il rigetto del mondo ha radici molto profonde, sono ragazzi delicati che non riescono a sostenere la tensione sociale e la competizione, spesso abbandonano la scuola e tutte le relazioni. La scuola può e deve fare qualcosa, ogni docente dev’essere in grado di riaccendere quelle emozioni che spesso si perdono per la paura del confronto.
Le ragioni di questa autoreclusione sono disparate e spesso sorgono per esperienze negative in ambito scolastico dal bullismo allo scarso rendimento o addirittura per una bocciatura; ma è la paura di non essere all'altezza delle aspettative che i genitori hanno verso il proprio figlio che fa seriamente ammalare dei ragazzi.
La scuola in un contesto del genere deve riuscire a sostituire delle vere mancanze e carenze di affetto che hanno creato nell’ adolescente sofferenze profonde. La dipendenza da internet descrive soltanto il mezzo per isolarsi dal mondo esterno che fa paura. Le cure psicologiche appropriate possono rendere ai segregati dal mondo gli stimoli sociali necessari per relazionarsi e comunicare con gli altri migliorando in loro il coinvolgimento emotivo e l'empatia, sono necessari gli strumenti della conoscenza e della comunicazione possibili solo in un mondo reale e non virtuale.
La scuola affiancando e aiutando il lavoro di recupero tramite il sapere e l’educazione ai valori può far ritrovare la strada della ripresa personale affinché rientrino nella condizione di giovani connessi con sé stessi.